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sangiuseppe

Contrada San Giuseppe


Il simbolo di contrada è l'aquila nera in campo verde. Prende il nome dall'Oratorio sorto nel XVII secolo per volontà testamentaria del parroco don Giovanni Maria Santi che lo dotò di tutti i suoi averi per la fondazione dell’Opera Pia Oratorio di san Giuseppe a favore dei poveri.
Contrada che ha fatto dell’accoglienza la sua tradizione, di gente operosa, di artigiani, trasportatori e maniscalchi. In questo rione si trovavano le case degli ebrei. La memoria collettiva indica ancora col nome di ghèt, ovvero "ghetto", proprio le case tardomedievali presenti in contrada. L’ebreo Ysrael era il titolare del banco di prestito su pegno presente almeno dal 1460; suo padre deteneva un banco in Cremona dove talvolta venivano mandate a vendere le cose non riscattate a Isola. Spesso i clienti erano soldati, sia del marchese di Mantova e anche del duca di Milano, perché, quando la paga tardava ad arrivare, le loro vesti migliori, come certi zuponi (giubboni), garantivano loro un po’ di denaro. Lo scambio avveniva non senza qualche rissa al momento del riscatto, che vedeva l’intervento del podestà locale, per dirimere le controversie. La contrada era transitata dunque da soldati a cavallo, e da forestieri che venivano qui ad ottenere ciò che oggi diremmo il "microcredito", con il favore della casa Gonzaga.
La sua taverna, adatta all’alloggio di carri, cavalli e asini, dotata di un maniscalco per la ferratura, talvolta offre ai palati lo stracotto di qualche onesto asinello giunto a fine carriera. La taverna è chiamata dell'Aquila d'oro.

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